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Ischia aragonese
Una visita al Castello sulle tracce della presenza aragonese ad Ischia, guidati da Giovanni Di Meglio. Il percorso ha un tempo variabile a seconda del livello di approfondimento scelto. Una volta sul Castello si consiglia di seguire gli ottimi percorsi già indicati opportunamente dalla segnaletica.

Durata Tempo 5 ore A piedia piedi
Mappa
Castello AragonesePer una curiosa coincidenza della storia, l’inizio e la fine della dinastia aragonese avvennero sull’isola d’Ischia. Dall’Insula Major, come allora era detta Ischia, Alfonso d’Aragona il Magnanimo mosse i primi passi per la conquista del Regno di Napoli, stabilendo nella fortezza del Castello la guarnigione militare catalana che soppiantò quella fedele alla Regina Giovanna II d’Angiò. Per rendere più stabile il legame con l’isola, fece in modo che 300 soldati spagnoli si sposassero con altrettante donne ischitane.
Una volta divenuto Re di Napoli, Alfonso ricompensò i favori resigli dagli ischitani, trasformando completamente il Castello in città-fortezza inespugnabile e concedendo agli abitanti privilegi di natura prettamente fiscale.
Quanto fosse efficace il sistema difensivo realizzato sul Castello, lo si vide al tempo della calata del re francese Carlo VIII (1495), allorché la cittadella ospitò re Ferrandino d’Argona e la sua impaurita corte, resistendo agli attacchi di Ludovico il Moro.
Dallo stesso Castello, partì in volontario asilio alla volta della Provenza (1502) l’ultimo re aragonese, Don Federico, indignato per il tradimento del cugino re di Spagna, Ferdinando il Cattolico, che si era messo d’accordo con la Francia per spartirsi il regno di Napoli.
1. Benché siano passati oltre cinque secoli, la presenza del dominio aragonese è ancora presente in maniera evidente in molte parti dell’isola. A cominciare, naturalmente, dal Castello Aragonese – massimo monumento dell’isola - sulla cui sommità si erge imponente il Maschio o Palazzo Reale, ampliato da Alfonso il Magnanimo sul modello di quello di Napoli, per trascorrervi ore di intima felicità con l’amata Lucrezia d’Alagno.
Sempre sul Castello, di notevole interesse risultano essere le possenti mura di cinta e l’ingresso scavato nella viva roccia, con feritoie in alto per il passaggio della luce e dell’aria, ma che consentivano – in tempo di guerra – il lancio di pietre e di olio bollente sugli invasori. Al periodo aragonese si deve anche un sofisticato apparato difensivo delle coste isolane, mediante la edificazione di torri di avvistamento e di ricovero, in caso di attacco, della popolazione impossibilitata a rifugiarsi nel Castello. Attraverso il semplice ed efficace uso dei falò, le torri erano in grado di comunicare in tempo reale tra loro l’arrivo di navi nemiche, avvistate in alto mare.
Su impulso dei re aragonesi, il Castello, andava man mano trasformandosi da caserma militare a guardia del golfo di Napoli, in cittadella fortificata dove risiedevano stabilmente il governatore militare e i nobili e dove avevano sede le principali istituzioni isolane: il palazzo del parlamento, l'episcopio, la cattedrale con annessa cripta medievale, ben 10 chiese (di cui 4 parrocchie) e due conventi (delle clarisse e dei monaci basiliani). Tanto fu l'interesse di Alfonso il Magnanimo e dei suoi successori per il Castello che ancora oggi viene definito come il Castello "aragonese" per eccellenza.

Nella cattedrale dell'Assunta fatta costruire nel 1300 da Carlo d'Angiò, sopravvissuta al bombardamento inglese avvenuto nella seconda guerra mondiale vi è una cripta con affreschi risalenti all'epoca di Giotto. Di recente una piccola cripta, murata, è stata scoperta all'interno di quest'ultima, una cripta nella cripta non ancora accessibile, contenente l'affresco di un Cristo deposto che ricorda molto il Cristo del Santo Sepolcro in Gerusalemme.
Gli elementi architettonici sopravvissuti al bombardamento furono redistribuiti, questi oggi si trovano all'interno del borgo antico di Ischia Ponte:
- "Madonna del melograno" incastonata nel paliotto dell'altare della Congrega di Santa maria di Costanitnopoli,
- Tre statue e quattro colonne tortili un Cristo in legno di scuola fiorentina fanno parte del Battistero della Cattadrale dell'Assunta ad Ischia Ponte.

Tra le dieci chiese, la chiesa dell'Immacolata fondata dalla nobildonna Beatrice della Quadra, la quale fondò anche il convento di Santa Maria della Consolazione. Un convento per sole donne nobili (per non intaccare il patrimonio familiare). Le monache defunte non venivano tumulate normalmente ma sistemate su sedili di terracotta, tutt'ora presenti all'interno della costruzione.

La chiesa di San Pietro a Pantaniello, dei monaci basiliani, così chiamata poiché situata originariamente sul Porto (sulla collina di San Pietro) che all'epoca era un lago ("pantanellum"), fu trasferita sul Castello in seguito ad un attacco di saraceni. È in stile rinascimentale, e ricorda da lontano la sacrestia nuova di San Lorenzo Maggiore a Firenze.

La chiesina medievale (rifatta nel '600) di Santa Maria Ortodonico era la chiesa dei pescatori, sul castello, dal piazzale si vedeva la punta estrema di Monte Vico. Dalla piazzola della chiesa, guardando verso il basso si nota chiaramente il sistema difensivo degli aragonesi, con la presenza di fornaci in cui venivano infuocate palle di pietra, durante le battaglie.

La chiesa di Santa Maria della Libera, della famiglia Calosirto (la famiglia del santo patrono dell'isola, San Giovangiuseppe della Croce) ha annesso un piccolo villaggio medievale, ai cui scavi stanno attualmente lavorando.

Delle altre cinque chiese ci sono piccoli ruderi, muretti, perimetri di fondamenta.

2. Il percorso continua idealmente verso il Comune di Lacco Ameno. Ancora funzionante alla fine del 1700 era la Torre di Monte Vico a Lacco Ameno, nei pressi del sito dove i greci fondarono la colonia di Pietekoussai, dotata di merlatura di difesa, di cannoni e di una ronda permanente di vigilanza. Vi si operavano segnalazioni col fumo, in diretto contatto con il Castello Aragonese e con il Monte della Guardia sull’Epomeo.

3. E proprio sul Monte Epomeo, la vetta più alta dell’isola, gli Aragonesi avevano ideato una struttura militare in grado di valorizzare le grotte come base di appoggio delle truppe; da quella posizione, non solo si aveva la possibilità di spaziare lo sguardo d’intorno al golfo di Napoli, ma anche di intervenire in tempi brevi in qualsiasi parte dell’isola.
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